Per noi italiani pronunciare l’inglese è oggettivamente difficile, e i motivi sono di varia natura. In primo luogo, il nostro repertorio fonetico è più limitato rispetto a quello della lingua inglese: i suoni fonetici propri dell’italiano sono 30 (7 vocali + 2 semiconsonanti+ 21 consonanti), mentre l’inglese ne possiede ben 44. Di conseguenza, nella lingua inglese ci sono 14 suoni a noi sconosciuti.
Proveremo in questo articolo a dare alcuni suggerimenti per aiutare i bambini a capire come funziona l’articolazione dei suoni fonetici, cosa che dovrebbe aiutarli non solo per la lingua inglese, bensì anche per quella italiana. Distinguere i fonemi, focalizzarli, discriminare tra suoni simili e imparare a pronunciarli correttamente agevola anche la comprensione all’ascolto. Infatti, percepiamo con maggiore efficacia ciò che già conosciamo.
Di solito la fonetica non viene affrontata con i bambini piccoli, perché in effetti può essere un’attività faticosa. Ma se affrontata con leggerezza è in realtà molto divertente, oltre che utile a sviluppare la sensibilità all’ascolto così come la capacità di produrre suoni «come un nativo».
SPIEGARE L’ARTICOLAZIONE DEI SUONI
Può essere divertente e utile spiegare ai bambini come pronunciamo i suoni e le parole. La differenza tra un suono e l’altro è data dalla posizione delle labbra e della bocca mentre passa l’aria. Ci sono suoni, come la /p/ e la /b/, che si producono chiudendo le labbra ed impedendo all’aria di passare per un istante; altri suoni, come la /f/ e la /v/, si producono facendo quasi sfiorare le labbra tra loro, in modo che l’aria attraversi una piccolissima fessura. Ci sono fonemi ancora più complessi, poiché prodotti dall’unione di due suoni fonetici pronunciati cosi ravvicinati da essere inscindibili: la nostra /z/, per esempio, altro non è che /t/+/s/ pronunciate assieme.
È piuttosto divertente analizzare questi aspetti assieme agli alunni ed eseguire con loro dei semplici esercizi. Possiamo riscontrare che non tutti pronunciamo i fonemi precisamente nello stesso modo. Proviamo a sentire l’aria che esce dalla bocca quando emettiamo un suono: i bambini potranno notare la differenza tra le consonanti «esplosive», per le quali l’aria esce tutta assieme, e le consonanti «fricative» nelle quali l’aria esce piano piano, come se passasse attraverso uno spiffero: /f/, /v/, /s/, /z/. Ci sono poi le vocali, in cui l’aria esce liberamente, senza spifferi né esplosioni.

In primo luogo, possiamo far notare ai bambini che le parti della bocca che maggiormente usiamo per produrre i suoni fonetici sono:
- le labbra (con cui pronunciamo per esempio /p/, /b/, /f/, /v/);
- i denti (/t/, /d/, /s/, /z/);
- la lingua (/r/, /l/);
- la gola (/g/, /k/):
- il naso (divertiamoci a notare che quando pronunciamo /m/ o /n/ un po’ di aria esce anche dal naso!).
Svolgiamo questa attività oralmente, senza mostrare le lettere scritte ai bambini. Il punto dovrebbe essere proprio far capire loro che la lettera e il suono non sono sempre e necessariamente la stessa cosa: la lettera è un simbolo per rappresentare il suono. Alle volte accade che la stessa lettera rappresenti più suoni, o che un suono sia rappresentato da un insieme di lettere, come l’inglese /sh/. Risulterà più utile concentrarsi sull’oralità e aiutare i bambini a pronunciare i suoni senza metterli davanti al «come si scrive».
La tabella dei suoni fonetici scaricabile di seguito è a uso esclusivo del docente, come guida per condurre l’esercizio. Nella prima tabella sono rappresentate le consonanti, nella seconda le vocali. Non è indispensabile esercitarsi su tutti i fonemi, basta utilizzarne alcuni per fare capire ai bambini il concetto. Se l’attività ha successo, si possono programmare 4 fonemi al mese da approfondire, fino a coprire tutti i suoni della lingua italiana e inglese.

Scarica qui la tabella dei suoni fonetici
GIOCHI PER ESERCITARE LA FONETICA
Articoliamo queste attività come dei giochi: la fonetica può essere un argomento davvero noioso se diventa una questione di tabelle! Di seguito alcune idee per affrontare la fonetica in maniera divertente.

- Botto o solletico?
Sfidiamo i bambini a capire se i seguenti suoni producono un «botto» o un «solletico»: /t/, /f/, /s/, /b/, /r/.
- Dettato bendato
I bambini chiudono gli occhi e devono riprodurre il suono che fa il docente, senza però poter guardare quali movimenti compie con la bocca. È più facile, più difficile?
- Pass the flashcards
Creiamo o usiamo alcune delle Body & Face flashcards scaricabili, nello specifico quelle delle labbra, denti, naso e lingua. Facciamo posizionare i bambini in cerchio, in piedi o seduti. Facciamo partire una traccia audio: a ritmo di musica dovranno passarsi le carte tra loro a faccia in giù, in modo che nessuno ne veda il contenuto. Quando la musica viene stoppata, ci saranno quattro bambini con in mano una card, ognuno con un diverso disegno di un organo fonatorio. Dovranno pronunciare un fonema a scelta articolato con quello specifico organo. Per esempio, il bambino che avrà in mano la flashcard dei denti, potrebbe pronunciare il fonema /f/.

Scarica qui le Body & Face flashcards
SORDO O SONORO
Molto divertente è anche esercitare la differenza tra consonanti sorde e sonore.
La consonante è sonora se vibrano le corde vocali: posizioniamo una mano sulla gola e proviamo a dire /b/. Sentiremo delle vibrazioni: questo, perché /b/ è una consonante sonora, come lo sono /m/, /n/, /v/, ecc. Anche le vocali sono tutte sonore.
Al contrario, se proviamo a pronunciare /f/, /p/, /t/ ci accorgeremo che le corde vocali non vibrano: queste sono consonanti sorde.

APPROCCIO MULTISENSORIALE
Esistono svariati metodi per imparare i fonemi inglesi; il demerito comune è che i programmi di apprendimento esistenti sono tutti pensati per bambini madrelingua, quindi si viene subito esposti a una quantità di parole che i nostri bambini non conoscono. Inoltre, i metodi fonetici come Jolly Phonics o Floppy Phonics, sono pensati per insegnare ai bambini lo spelling, per cui il focus delle attività proposte è l’abbinamento tra grafema e fonema.
Per i bambini italofoni è preferibile iniziare con un approccio solo orale, che non li confonda con la rappresentazione grafica, anche perché le nostre regole sono diverse da quelle inglesi. L’obiettivo primario è insegnare ai bambini la pronuncia, non lo spelling, che è da considerarsi un obiettivo secondario: ricordiamoci che i bambini inglesi sanno già pronunciare l’inglese quando iniziano il training di lettura e scrittura.

Nonostante queste difficoltà, ci sono degli aspetti molto interessanti e che possiamo riprendere, soprattutto l’aspetto multisensoriale. Il più famoso di questi metodi, Jolly Phonics, abbina a ogni fonema una canzoncina, un simbolo/azione e un’immagine che rappresenta una parola che comincia con quel suono. Queste slide si trovano facilmente sul web, così come le canzoncine. Vanno ovviamente scelte con attenzione, perché alcune sono troppo difficili; tuttavia, con un po’ di accortezza nel selezionare i materiali, possiamo proporre questi stimoli per rappresentare i suoni fonetici e aiutare bambini a ricordarli.
FONEMI CHE NON ESISTONO IN ITALIANO
Particolare attenzione andrebbe dedicata ai fonemi inglesi che non sono presenti in italiano, in modo che i bambini imparino ad articolarli correttamente.
Parlando delle consonanti, i suoni che è preferibile affrontare alla Scuola Primaria sono:
- /th/ sorda (think) e sonora (mother);
- /h/;
- /r/, ben diversa da quella italiana.
Parlando di vocali, soprattutto deve essere esercitato il suono vocalico centrale /Λ/ (cup, tub, ecc.), pronunciato in mezzo al palato, molto difficile per noi.
Di seguito alcuni spunti per allenare i suoni più ostici.

Il fonema /th/ si articola mettendo la lingua tra i denti. Facciamo capire ai bambini la differenza tra la variante sorda e sonora, e sensibilizziamoli in modo particolare a percepire la differenza tra /th/ sonora e /d/. In questo modo, non incorreranno nell’errore più classico degli italiani: avete fatto caso a quanto spesso si pronuncia «de» al posto di «the» e «moder» al posto di «mother»? Ecco: con questo training i bambini impareranno a pronunciare correttamente il fonema.
Il fonema /h/ in inglese è aspirato. Possiamo chiedere ai bambini di alitare su degli occhiali da vista immaginari per pulirli, così che comprendano il movimento articolatorio: la glottide si chiude e la /h/ esplode. Di solito è molto facile, anche se non abbiamo la /h/ aspirata in italiano. Sensibilizziamoli a pronunciare correttamente le parole «all» vs «hall», «old» vs «hold». Anche questo è un errore piuttosto comune tra gli italofoni, ma praticando e diventando consapevoli della differenza, la frequenza dell’errore si riduce di molto!
La ERRRRRE italiana, trillante e super vibrata, è completamente diversa dalla /r/ inglese, molto meno marcata, a volte quasi impercettibile. Chiediamo ai bambini di provare a pronunciare la /r/ inglese tenendo la lingua convessa verso il palato superiore, in modo che l’aria passi sulla lingua senza provocare vibrazioni. Ecco: quello è il suono giusto!
Naturalmente l’articolazione dei suoni fonetici non esaurisce affatto la difficoltà per noi italofoni nel pronunciare l’inglese.
Oltre al repertorio fonetico ampio, infatti, un ostacolo importante è dato dal fatto che, diversamente dall’italiano che è una lingua «sillabica», l’inglese è una lingua «ritmica», con un fenomeno importante che comporta l’elisione e la saldatura di molte parole nella lingua naturale: il connected speech, argomento che approfondiremo in un prossimo articolo.